martedì 24 marzo 2015

Il primo narciso







E fu il soffio crudo del Meltemi
Il soffio coricato lungo i crinali impazziti
che si fermò ai piedi di Narciso,
e Narciso lo colse e lo racchiuse nella mano,
fremendo fresco gli solleticò il palmo 
e la bellezza la trascinò di terra in terra - 
e a tutto l’arcipelago e più lontano
consegnò l’immagine del suo bel viso
così il popolo di Grecia conobbe
il nome di Narciso

In Grecia è usanza antica, entrando nella stanza del bambino
criticarne molto e a lungo il bell’aspetto, le fattezza tenere e immature
-si crede infatti che l’Olimpo non tolleri mortale o semidio
che il più bello tra tutti sia creato, e che per questo è buona usanza criticarlo
(che non sia un dì sacrificato)-

Pan scioglieva la sua corsa col flauto-  tentava di riconciliare 
il cuore d’Eco, che giovane sì  e così bella si consegnava alla sventura-
Ma la musica del fauno, sulle cui modulazioni Eco era solita danzare
non raggiunse il cuore sciagurato ch’era deciso a non smetter più d’amare

Balbettava infine la sua ombra, poi neppure quella:
ebbe cura di raggiungere la foce soltanto la sua voce.
Ogni frammento ch’Eco componeva 
si dissolse a margine di qualche dolce sera

Ahi Narciso, anima cucita sulla pelle
che il Meltemi imbizzarrì  
e ch’Eco morse, ogni cosa si disperde 
quanto più è chiusa - e se si trova 
anche si perde.