E fu il soffio crudo del Meltemi
Il soffio coricato lungo i crinali impazziti
che si fermò ai piedi di Narciso,
e Narciso lo colse e lo racchiuse nella mano,
fremendo fresco gli solleticò il palmo
e la bellezza la trascinò di terra in terra -
e a tutto l’arcipelago e più lontano
consegnò l’immagine del suo bel viso
così il popolo di Grecia conobbe
il nome di Narciso
In Grecia è usanza antica, entrando nella stanza del bambino
criticarne molto e a lungo il bell’aspetto, le fattezza tenere e immature
-si crede infatti che l’Olimpo non tolleri mortale o semidio
che il più bello tra tutti sia creato, e che per questo è buona usanza criticarlo
(che non sia un dì sacrificato)-
Pan scioglieva la sua corsa col flauto- tentava di riconciliare
il cuore d’Eco, che giovane sì e così bella si consegnava alla sventura-
Ma la musica del fauno, sulle cui modulazioni Eco era solita danzare
non raggiunse il cuore sciagurato ch’era deciso a non smetter più d’amare
Balbettava infine la sua ombra, poi neppure quella:
ebbe cura di raggiungere la foce soltanto la sua voce.
Ogni frammento ch’Eco componeva
si dissolse a margine di qualche dolce sera
Ahi Narciso, anima cucita sulla pelle
che il Meltemi imbizzarrì
e ch’Eco morse, ogni cosa si disperde
quanto più è chiusa - e se si trova
anche si perde.
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